Hyphantria cunea (Drury)


Hyphantria cunea (Drury) è un lepidottero defogliatore polifago, appartenente alla famiglia degli Arctidae. Segnalato in Europa per la prima volta negli anni Quaranta in Ungheria, la sua presenza in Italia risale ai primi anni Ottanta in Emilia.

Pur avendo una spiccata preferenza per acero (in particolare Acer negundo) e gelso, molto rare sono le piante arboree che sono state risparmiate dalla defogliazione negli anni Ottanta, periodo durante il quale l’arctide ha manifestato i maggior danni: tra queste si segnala la robinia.

È stata segnalata anche su alcune coltivazioni erbacee come il mais e la soia.

Gli adulti, farfalline bianche con piccole maculature nere sulle ali anteriori, compaiono da aprile ma è a maggio che la loro presenza raggiunge i picchi più elevati.

Ogni femmina è in grado di produrre anche un migliaio di uova deponendole preferibilmente sulla pagina inferiore delle foglie a gruppi di 50-100 unità.

Dalle uova dopo 15-20 giorni fuoriescono piccole larve che iniziano subito a costruire piccoli ma inconfondibili nidi sericei e biancastri raggruppando 2 o più foglie. All’interno di questi ricoveri le giovani larve si nutrono, in modo gregario, del mesofillo fogliare lasciando intatte le nervature principali. Le larve dopo le prime mute assumono un aspetto particolare per la presenza di lunghi peli bianchi e neri che ricoprono il corpo e vivono solitarie.

Contrariamente alle larve di Processionaria (Thaumetopoea pityocampa), questi peli non sono urticanti e non provocano fenomeni allergici.

L’effetto visivo di questo attacco e la defogliazione delle porzioni apicali dei rami e delle branche più esposte al sole.

L’attività defogliatrice prosegue fino all’incrisalidamento che avviene nel mese di luglio tra le spaccature della corteccia, fra i detriti alla base del tronco o in altri ripari.

Il secondo volo è il preludio per la comparsa della seconda generazione larvale (inizio agosto) che in caso di forte infestazione può portare alla completa defogliazione dell’albero.

In autunni particolarmente caldi si può presentare anche una terza generazione che comunque mai riesce a completare il ciclo.

L’inverno viene trascorso come crisalide al riparo sulla pianta o presso altro ricoveri (sottotetti, garage, etc.).

Negli anni Ottanta Ifantria ha costituito un vero flagello per gli alberi in città, nei parchi urbani ma anche in zone naturali come i boschi. In quel periodo non erano infrequenti gli attacchi anche ai frutteti con danni anche sui frutti.

Il danno è di ordine sia estetico (precoce defogliazione) che fisiologico con forti ripercussioni sulla vitalità degli alberi e sul loro accrescimento (riduzione dell’attività fotosintetica).

Il successivo contenimento della popolazione del lepidottero è in parte attribuibile a fattori abiotici come la sensibilità alle basse umidità e alle basse temperature. Il freddo invernale è in grado infatti di eliminare le crisalidi non ben protette. Il limite termico di sviluppo è di 9°C mentre gli adulti, con attitudini spiccatamente crepuscolari, richiedono almeno 15°C.

La difesa nei confronti della prima generazione può anche essere di tipo meccanico mediante l’asportazione dei nidi. Tale tecnica è comunque praticabile in caso di bassa infestazione e qualora i nidi siano facilmente accessibili.

Contrariamente, soprattutto quando l’infestazione è stata notevole nell’anno precedente, è necessario intervenire sia sulla prima che (soprattutto) sulla seconda generazione.

Ottimi risultati sono stati conseguiti con il Bacillus thuringiensis, un batterio sporigeno in grado di agire sulle giovani larve in attiva defogliazione. Meno brillanti sono i risultati sulle larve più mature che nutrendosi di meno o affatto non ingeriscono il microrganismo.

Pertanto per una buona riuscita di contenimento di Ifantria è indispensabile monitorare il momento adatto per il trattamento, utilizzando trappole a feromoni che permettono la cattura dei maschi e l’individuazione del momento migliore per colpire le piccole larve voraci.

Reportage

Ifantria - foglie scheletrizzate
Le giovani larve si nutrono del mesofillo fogliare lasciando intatte le nervature principali

Ifantria - nido
All’interno dei nidi costruiti riunendo più foglie, le larve continuano a nutrirsi del mesofillo fogliare

Ifantria - danni su vegetazione
I danni sono ben evidenti sulle porzioni apicali degli esemplari arborei

Ifantria - prima generazione
Giovani larve di Hyphantria cunea in attività trofica.

Ifantria - apparato boccale
Le larve di Hyphantria cunea sono dotate di un robusto apparato boccale masticatore

Ifantria - larva
Le larve sono dotate di lunghe setole caratteristiche assolutamente inoffensive

Ifantria - larva esapode bis
Zampe toraciche in evidenza in larva di Hyphantria cunea

Ifantria - larva matura
Larva matura di Hypantria cunea

Graziano Poli

Sono un disinfestatore esperto. I miei progetti di lavoro sono orientati all'ecologia applicata, e alla prevenzione. Per hobby fotografo la natura; anche quella che entra dentro casa.

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