Trattamenti al legno


La durata di un manufatto strutturale di legno non può essere concretamente ipotizzata; e qualsiasi frase di circostanza che alluda ad una vaga durata del legno di un edificio è solo un auspicio.
L’eventualità che il legno in opera si deteriori per effetto di un attacco xilofago o per le condizioni ambientali non adatte del luogo di servizio, è una possibilità che non va dimenticata; per questo si dovrebbe essere avveduti, e prevedere l’ipotesi che qualcosa possa accadere, per non andare incontro a situazioni compromettenti.
Lo sappiamo tutti: “Ci vogliono due pietre focaie per accendere un fuoco”. E’ un aforisma un po’ logoro, tuttavia, è utile per sottolineare che se manca un fattore prorompente, il legno, pur modificando nel tempo il suo comportamento reologico e riducendo le sue caratteristiche di deformabilità e resistenza, rimane integro. Il legno strutturale se è ben tenuto, periodicamente sorvegliato e in opera in un edificio con temperatura ed umidità sotto controllo, ha molte possibilità di durare nel tempo. Ma lo sappiamo: le cose a volte vanno diversamente, e perchè il legno duri va curato, spesso contrastando i tarli.

Per conoscere lo stato di conservazione di un manufatto rimuovendo ogni dubbio, si dovrebbe eseguire un’analisi fatta da un esperto in tecnologia e deterioramento del legno; serve per avere cognizione di un’eventuale possibile alterazione e, nel caso, impostare il miglior flusso di lavoro per un trattamento antitarlo o per una virtuosa manutenzione. Per capire le conseguenze di un attacco biologico e l’eventuale mutualità potenzialmente negativa, tra un’agente di danno e una specie vegetale, non si potrà trascurare l’anamnesi. In tutti i casi, ma soprattutto nelle ristrutturazioni, è consigliabile scavare nel passato del legno vissuto e capire se le condizioni d’opera trascorse fossero malsane.
Preciso: un’analisi è un lavoro scrupoloso e per indagare con precisione problemi radicati servono competenze; non si tratta solo di ascoltare il legno con uno strumento da sfoggiare o di osservarlo pressapoco guardando all’insù.

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Ogni specie legnosa ha una sua intrinseca resistenza agli attacchi di organismi e microrganismi xilofagi, sono caratteristiche studiate dagli esperti e contenute in una norma, per dare ordine alla materia e suggerire validi provvedimenti per la progettazione e manutenzione degli edifici con infrastrutture lignee. La norma UNI EN 365 classifica i legni secondo il rischio biologico, un’attenta lettura delle prerogative delle singole specie legnose, evidenzia una significativa differenza nella durabilità ai funghi e per vulnerabilità all’azione degl’insetti.
L’attività d’insetti e funghi xilofagi sul legno, può indurre trasformazioni con danni di diverso grado: si va da alterazioni superficiali del colore, fino a un deterioramento irreversibile con perdita di resistenza dell’elemento strutturale.

Per la comprensione delle dinamiche d’infezione e d’infestazione del legno strutturale aiuta l’eco fisiologia, è una scienza che si occupa dell’adattamento degli organismi alle condizioni dell’ambiente. Sono studi utili per capire il comportamento d’insetti e funghi xilofagi sul legno, nelle diverse condizioni ambientali; dimostrano che il loro sviluppo e la loro azione deteriorante è condizionata soprattutto  da alcune caratteristiche del legno, dalla temperatura e dall’umidità. La ponderazione dei valori ottenuti con le analisi chiarirà ogni interazione, indicando la fattibilità del recupero, quale sia il metodo migliore da adottare, gli ambiti e l’intensità di applicazione del sistema.
In alcuni casi con un ragionamento ben articolato, disponendo di dati precisi, si può rinunciare consapevolmente ad un trattamento ritenuto non del tutto necessario. Il professionista può prospettare, con la dovuta prudenza, una possibile naturale involuzione del problema, basandosi sulle opportunità di crescita o di riduzione della popolazione xilofaga.

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Se il deterioramento biologico è attivo su elementi strutturali umidi o mal conservati dovrebbe impensierire, e  non solo per le prospettive favorevoli a organismi e microorganismi già insediati, ma anche per le fatali difficoltà nell’applicare una lotta risolutiva e rispettosa degli aspetti tecnologici del legno. Affinché venga mantenuta una coerenza strutturale, ogni membratura dell’organismo deve conservare invariate le sue utili caratteristiche meccaniche.
La tecnologia più sicura per ottenere la risoluzione di un problema di tarli o funghi xilofagi è un sistema fisico che prevede l’integrazione di aria calda direttamente insufflata  e calore indotto da un campo elettromagnetico.
Con il sistema integrato si conseguirà il fine di un innalzamento omogeneo e controllato della temperatura del legno, anche nelle porzioni di manufatti comprese nei muri.
Sono tecnologie a basso impatto ambientale che richiedono solo un parziale sgombero dei locali, e garantiscono un uso sicuro degli ambienti dopo il trattamento.

© Graziano POLI

 

Eurogreen adotta protocolli che prevedono l’utilizzo di moderne tecnologie a basso impatto ambientale e l’assoluta garanzia dell’integrità strutturale e funzionale del manufatto ligneo conseguendo il duplice obiettivo di eliminare l’agente infestante e di rispettare l’oggetto trattato.

 

Aree geografiche di intervento

Effettuiamo trattamenti antitarlo nelle seguenti regioni:
Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo.