Malattie del bosso – la piralide del bosso



In ogni parco o giardino si dovrebbe fare attenzione ai cespugli e alle siepi, e curare la piralide del bosso. Nelle ultime stagioni il bruco del bosso ha provocato danni gravi e, in alcuni casi, le piante sono morte. Le malattie del bosso richiedono una specializzazione, la lotta va programmata in tempo. Dovremmo eseguire la cura della siepe di bosso con trattamenti biologici.

Cydalima perspectalis è il nome scientifico della piralide del bosso. E’ una piccola farfalla dai colori poco vistosi, con ali bianche bordate da una fascia più scura, quasi sempre nei toni del marrone.
Le responsabili di una siepe di bosso scheletrita sono le larve, nate dalle numerose uova depositate dalle farfalle sul rovescio delle foglie. I vermi sono famosi con il nome di bruchi del bosso.

Avvicinandoci agli arbusti ormai gramolati vediamo una gran quantità di bruchi: hanno la testa nera, il corpo di color verdognolo con venature scure e punti che marcano il dorso, sono lunghi circa quattro centimetri. Qualcuno è in vista, altri restano nascosti tra quel che resta delle foglie, a volte dondolano nel vuoto appuntati a una sottile bava.
Ci è sembrato incredibile ma il dramma è avvenuto in pochi giorni. Nemmeno il tempo di verificare qualche chiazza scolorita qua e la e, nel pensiero che fosse un fastidio di stagione, della folta siepe di bosso, s’intravede ormai solo un’ossatura imbastita con fili sericei.

Il bruco del bosso è un parassita attinente alle sole piante di bosso; tra le diverse specie preferisce Buxus sempervirens, in particolare la varietà rotundifolia: è quella con le foglie rotondeggianti, la più diffusa.
Le infestazioni della piralide del bosso si sono propagate nelle regioni del Nord a partire dal Friuli nel 2012. Il parassita ha attaccato gli arbusti in ogni ambiente. Lo abbiamo rinvenuto negli erbolari e nei giardini semplici di conventi medioevali; nelle rigide aiuole dei giardini geometrici e nei raffinati parterre a ricami vegetali; perfino sui cespugli individualmente radicati negli ampi prati naturali.

Al dilagare della piralide del bosso sembra non esserci, per il momento, un’osservabile risolutiva risposta naturale. Ma com’è stato in passato per altri parassiti forestieri introdotti per errore, anche per la piralide arriverà (prima o poi) un contrasto spontaneo.
Nel riequilibrio le larve verranno evitate dagli uccelli insettivori che non le prederanno per via della loro tossicità. I potenziali saccheggiatori riconoscono il pericolo, è un allarme scritto nei disegni e nei colori del corpo dei bruchi: un segnale di pericolo generico previsto dalla natura. Mette in guardia gli uccelli dalle sostanze nocive accumulate dalle larve con il nutrimento: le foglie dei bossi contengono velenosi alcaloidi.

La piralide del bosso in una stagione vegetativa compie tre distinte generazioni, ogni volta completando il ciclo e passando dallo stadio di uovo a quello di farfalla (insetto adulto). La prima generazione si manifesta ai primi tepori primaverili: esordiscono le larve che hanno trascorso l’inverno dentro un bozzolo nascosto tra la vegetazione residua.

Per la cura del bosso è necessario eseguire interventi di difesa fitosanitaria sincroni con ogni generazione dell’insetto. E’ possibile combinare trattamenti biologici con le biotecnologie, nella circostanza sono formidabili le trappole innescate con i feromoni.
Usando le trappole nel periodo riproduttivo, si soddisfano due obiettivi: la cattura di massa e il disorientamento delle farfalle. Gl’insetti maschi attratti dai fragranti effluvi artificiali, difficilmente incontrano l’emissione naturale delle femmine consimili, così si ostacola l’accoppiamento.
Le catture permettono l’osservazione e il conteggio degl’individui: una mappa estesa all’intero periodo riproduttivo. Con i dati raccolti, riferendosi a un modello previsionale, si possono orientare diligentemente gl’interventi biologici, agendo nel periodo di massima vulnerabilità delle piccole larve.

La lotta alla piralide del bosso è complicata dalla gradualità della schiusa delle uova, soprattutto durante la prima generazione, la più lunga. Per avere certezza di efficacia si potrebbero programmare due interventi, irrorando i bossi con una soluzione insetticida a base di Bacillus thuringiensis var. kurstaki. Il secondo intervento eseguito dopo dieci giorni dal primo, assicurerebbe la morte delle larve nate in coda.
Con le irrorazioni è necessario apportare discreti volumi di soluzione biologica, al limite del gocciolamento delle foglie, raggiungendo le parti più interne agli arbusti.
Dopo pochi giorni dal trattamento è bene verificarne l’efficacia: è possibile che perdurino piccoli focolai e, vista la voracità dei bruchi, anche poche larve scampate potrebbero vanificare ogni impegno.

L’impiego d’insetticidi neurotossici con ampio spettro di azione va evitato, per le ripercussioni sugl’insetti utili e per le ricadute negative che si avrebbero più in generale sull’ambiente.
Nella moltitudine degl’insetti sono annidate le poche specie capaci di contrastare le larve della piralide del bosso. Il rispetto di questa forza speciale è il cardine della risposta naturale all’invasione aliena. Empiricamente si è visto che un piccolo insetto (simile a una mosca) depone le sue uova nei bruchi del bosso, le larve discendenti si nutrirebbero dei corpi corrompendoli.
L’uso della lotta chimica è giustificato solo per abbattere rapidamente le larve all’ultimo stadio di sviluppo, per infestazioni scoperte in ritardo.

© Graziano Poli

Eurogreen progetta ed esegue piani fitosanitari per il diligente controllo della piralide del bosso. Abbiamo una particolare attenzione al costo ecologico di ogni nostro intervento; anche per il bruco del bosso ogni azione è all’insegna dell’ecologia applicata.

Aree geografiche di intervento

Effettuiamo trattamenti antitarlo nelle seguenti regioni:
Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo.