Perchè i tarli infestano il legno?
Il legno è la fonte alimentare per i tarli
I tarli sono tra i pochi organismi viventi che riescono a nutrirsi del legno: in verità lo sfruttamento del legno a fini alimentari viene realizzato grazie all’azione simbiotica svolta da alcuni microrganismi, in particolar modo batteri, che vivono nel tratto intestinale di questi insetti xilofagi.
Solo raramente i tarli del legno sono in grado di produrre enzimi attraverso i quali possono ricavare energia dai costituenti molecolari lignei.
Tra tarli e batteri si instaura una endosimbiosi o simbiosi interna in cui il microrganismo digerisce la lignina e la cellulosa fornendo al tarlo principi nutritivi di facile assimilazione (in genere zuccheri semplici come il glucosio).
Questi batteri all’interno dell’intestino dei tarli eseguono lo stesso lavoro che i microrganismi svolgono in natura quando degradano i residui vegetali (foglie, rami secchi, ceppaie, alberi morti).
Ma mentre in natura i batteri iniziano la degradazione dall’esterno, l’endosimbiosi consente il riciclo della materia organica partendo dall’interno, ad esempio di un tronco, velocizzando di fatto il naturale processo biochimico.
Ciò nonostante il processo di biodegradazione è lento: di conseguenza anche i cicli biologici del tarli del legno sono molto lunghi.
Gli agenti di decomposizione sono batteri cellulosolitici (che digeriscono la cellulosa) e ligninolitici (che digeriscono la lignina): cellulosa e lignina sono i componenti organici più importanti nel legno insieme alle emicellulose.
La cellulosa può superare anche il 50% del peso secco del legno mentre la lignina arriva a sfiorare il 40%.
Nel duramen, lo strato più interno del legno, le cellule sono morte e svolgono una funzione strutturale per la presenza di cellulosa e lignina.
L’alburno costituisce invece lo strato più esterno, meno lignificato e composto da cellule vive che svolgono primariamente una funzione di riserva: queste sono ricche di amido, di sostanze proteiche e di sali minerali.
Amido e cellulosa sono due polimeri costituiti dalle stesse unità fondamentali: monomeri di glucosio. Tuttavia la differente conformazione spaziale delle molecole fa sì che mentre l’amido viene prontamente utilizzato a scopi energetici, la cellulosa richiede tempi più lunghi.
Per questo motivo i tarli del legno preferiscono vivere negli strati più superficiali del legno in quanto più ricchi di energia immediatamente disponibile.
I tarli cerambicidi scavano gallerie parallele all’asse del fusto dove trovano in abbondanza le principali sostanze nutritive. Malgrado ciò non è infrequente vedere gallerie che si approfondiscono nel legno e che vanno ad interessare anche il duramen.
Alcune specie infatti sono in grado di digerire la cellulosa senza bisogno di organismi simbionti.
I lictidi, tarli del legno che attaccano solo legni di latifoglie, vivono invece solo nell’alburno. Essi ingeriscono anche i costituenti della parete cellulare ma sia la cellulosa che la lignina passano indigeriti nel tratto intestinale e vengono emesse con le feci.
I lictidi non possiedono simbionti che garantiscono la digestione di questi polimeri.
I tarli anobidi infine, grazie all’azione dei microrganismi simbionti, possono attaccare anche legno vecchio, costituito da cellule morte da molto tempo e private del loro contenuto citoplasmatico (sostanze semplici o facilmente biodeteriorabili).
Qui le uniche sostanze disponibili sono quelle strutturali della parete cellulare.
Per tale motivo gli anobidi sono in grado di attaccare anche legni molto antichi, al contrario dei cerambicidi che possono colonizzare solo legni messi in opera da non più di 80-100 anni.
Bibliografia:
Chiappini E., Liotta G., Reguzzi M.C., Battisti A. – Insetti e Restauro: legno, carta, tessuti, pellame e altri materiali – Ed. Calderini, 2001
Tremblay E. – Entomologia applicata – Liguori Editore, 1990
Liotta G. – Gli insetti e i danni del legno – Nardini Editore, 1991