Riconoscere i tarli del legno
Ogni tarlo ha caratteristiche particolari
Gli insetti xilofagi in natura svolgono un ruolo fondamentale in quanto degradando le componenti legnose degli alberi morti o di parti di essi, riciclano la sostanza organica reimmettendola nel ciclo della materia.
Gli stessi insetti costituiscono invece un problema quando attaccano il legno utilizzato per la realizzazione di mobili o per fini edilizi (travi, solai, tavolati).
Si parla in questo caso di insetti che si insediano nel legno in opera accumunandoli sotto il nome di tarli anche se in realtà il legno in opera viene insediato anche da altri insetti come ad esempio le termiti.
Quando si parla di tarli si fa riferimento ad insetti Coleotteri appartenenti fondamentalmente a 3 famiglie: lictidi, anobidi e cerambicidi.
Ogni famiglia è composta da diverse specie di insetti ognuna delle quali presenta caratteristiche peculiari.
La famiglia dei Lictidi è la meno numerosa. In Italia sono presenti solo 3 generi che attaccano prevalentemente legno di latifoglie, in particolar modo l’alburno dove trovano cellule vive contenenti amido e proteine che utilizzano come alimento. Non digeriscono lignina e cellulosa che quindi passano inalterate nel canale digerente.
La famiglia degli Anobidi è invece più ricca. 35 sono i generi presenti in Italia che attaccano sia latifoglie che conifere. Essi sono in grado di degradare sia la lignina che la cellulosa, ma solo grazie a microrganismi simbionti (batteri, protozoi, funghi) che albergano nel tratto intestinale. Per tale motivo gli Anobidi sono in grado anche di attaccare manufatti lignei antichi in cui è presente solo lignina e cellulosa.
I Cerambicidi sono in grado di colonizzare sia legno vivo di latifoglie e conifere sia legno in opera. Nutrendosi in preferenza dell’alburno, come i lictidi, possono attaccare il legno stagionato (max 80-100 anni) ma non legno antico. Per le loro consistenti dimensioni sono considerati i tarli più pericolosi. Facilmente riconoscibili per le loro lunghe antenne, scavano gallerie di sezione rilevante nel legno causando danni strutturali a strutture portanti.
La conoscenza delle caratteristiche morfologiche, fisiologiche e del ciclo biologico dei tarli rappresenta la base per identificare la tipologia di infestazione.
Il trattamento di un manufatto ligneo infestato da tarli presuppone l’identificazione dell’agente degradatore.
L’analisi visiva alla ricerca dei fori di sfarfallamento e del rosume prodotto dall’attività larvale consente di mettere sulla giusta strada il tecnico rilevatore.
Fori di sfarfallamento perfettamente circolari sono tipici degli anobidi mentre fori ovali sono più frequenti nei cerambicidi.
Gli Anobidi producono un rosume di consistenza granulosa mentre i cerambicidi generano un rosume polveroso. Nei lictidi il rosume invece è così fine da rimanere inglobato all’interno delle gallerie.
Per quanto riguarda i cicli biologici è importante sapere che in natura i tarli in inverno smettono di nutrirsi ed entrano in una vera e propria diapausa invernale (una specie di letargo).
In ambienti riscaldati (come ad esempio una casa) l’insetto rimane sempre attivo riducendo di molto la lunghezza del proprio ciclo biologico. Basti pensare al Capricorno delle case (Hylotrupes bajulus) che all’aperto compie un ciclo completo in 7-8 anni mentre in ambiente riscaldato il ciclo si riduce notevolmente.
Bibliografia:
Liotta G. – Gli insetti e i danni del legno – Nardini Editore, 1991
Chiappini E., Liotta G., Reguzzi M.C., Battisti A. – Insetti e Restauro: legno, carta, tessuti, pellame e altri materiali – Ed. Calderini, 2001
Tremblay E. – Entomologia applicata – Liguori Editore, 1990