Speciale Derattizzazioni
Una guida ragionata per comprendere l’importanza del controllo di topi e ratti in campo agricolo, industriale e civile.
Problemi sanitari, danni economici ma anche danni di immagine rappresentano presupposti più che sufficienti per bonificare un ambiente di lavoro o comunque un ambiente frequentato da persone o animali.
La pianificazione di un intervento deve tener conto degli aspetti ecologici e dell’impatto sull’ambiente e pertanto non può prescindere dall’applicazione della lotta integrata a basso impatto ecologico.
Molteplici sono le realtà interessate dalla presenza di topi e ratti ma su tutte una particolare attenzione deve essere rivolta a quelle aziende che hanno a che fare con gli alimenti (industrie alimentari).
Gli scopi della disinfestazione topi
I danni economici provocati da una infestazione di topi e ratti non rappresentano l’unico aspetto negativo. A questi si devono aggiungere problemi di ordine igienico-sanitario quali la trasmissione di malattie infettive e l’imbrattamento dei locali con riflessi non certo positivi sugli utenti. La disinfestazione topi migliora l’ambiente in cui si vive.
Topi e ratti costituiscono un elemento negativo per la sanità pubblica. Oltre ai danni economici per la perdita delle derrate alimentari, questi animali sono vettori di numerose patologie che possono essere trasmesse all’uomo ma anche agli animali sia domestici che da allevamento (es. suini, avicoli). Non si deve poi trascurare la componente igienica poiché ratti e topi sporcano l’ambiente con riflessi psicologici negativi per i frequentatori dei locali: la paura e il ribrezzo verso questi piccoli animali lasciano spazio anche a valutazioni critiche sull’igiene generale del locale e del suo gestore (es. bar, ristoranti, panifici, etc.).
L’attività roditoria di topi e ratti può causare corto circuiti, fughe di gas o interruzione di collegamenti e quindi tra i danni economici non devono essere sottovalutati quelli legati a incendi, esplosioni o blocco delle comunicazioni.
Le tane, o covi, quando vengono scavate in prossimità di scarpate, fossi, argini possono provocare smottamenti, inondazioni, cedimento del terreno.
Dotati di un elevato grado di adattabilità, topi e ratti sono in grado di attaccare i punti critici di un ciclo produttivo o i punti deboli di un ambiente.
Essi vengono infatti considerati alla stregua di “indicatori ecologici“, testimoni viventi dello stato di salute o di degrado di un territorio.
La loro proliferazione è dovuta anche dalla forte diminuzione dei predatori naturali (es. rapaci) ma anche dalla concentrazione in zone ristrette di allevamenti, industrie alimentari, etc.
La derattizzazione deve pertanto essere vista come un intervento di salvaguardia della salute pubblica e nel contempo un’operazione di riequilibrio dell’ambiente dall’eccessiva proliferazione di questi animali.
Ma gli interventi di derattizzazione hanno significato e sono efficaci solo se vengono accompagnati da un continuo e costante monitoraggio dell’evoluzione dell’infestazione anche in relazione al territorio circostante.
Interventi sporadici e limitati nel tempo e che non tengano conto della dinamica complessa dell’ambiente che circonda l’area da disinfestare, non possono garantire in alcun modo la buona riuscita dell’intervento.
Linee guida della corretta derattizzazione
Ricerca delle tracce (escrementi, rosicchiamenti, impronte, etc.); ricerca dei punti di annidamento per prevedere gli spostamenti e la distribuzione dell’infestazione; creazione di planimetrie per individuare i punti dove applicare la lotta; coinvolgimento del personale per eliminare azioni che facilitano la reintroduzione di topi e ratti, sono aspetti salienti di un intervento di derattizzazione. Il sopralluogo deve comprendere gli ambienti esterni (fonte di infestazione).
L’intervento di derattizzazione prevede in primo luogo l’accertamento dell’infestazione. Non essendo possibile verificarne direttamente la presenza (topi e ratti hanno abitudini prevalentemente notturne), l’accertamento viene eseguito ricercando le tracce della presenza dei roditori.
Tra le tracce più evidenti, anche se spesso da ricercare in anfratti reconditi, l’individuazione degli escrementi. Forma, dimensione e lucidità possono essere utili elementi sia per la classificazione sia per un’indicazione se il passaggio è recente o di vecchia data.
Gli escrementi di Mus domesticus possono essere facilmente confusi con quelli dei pipistrelli che però, al loro interno, nascondono piccoli frammenti di insetti di cui questi piccoli mammiferi si nutrono. L’asportazione di questi escrementi è consigliabile in modo da verificare i risultati dell’intervento attraverso i nuovi ritrovamenti.
In caso di grosse infestazioni è possibile addirittura percepire l’odore di urina nell’ambiente. Altre osservazioni riguardano eventuali perforazioni di imballaggi, rosicchiatura di pareti in legno, cavi elettrici, l’asportazione di cibo. In prossimità dei luoghi più frequentemente utilizzati per gli spostamenti si può notare l’insudiciamento delle pareti dovuto all’untuosità del pellame dei roditori.
Le impronte lasciate sul pavimento o laddove sono state poste le polveri traccianti atossiche sono rilevanti per la determinazione della specie, per verificare la consistenza dell’infestazione, per individuare i camminamenti attivi e localizzare i punti trofici di maggiore utilizzo.
Il passo successivo consiste nella ricerca dei punti di annidamento o tane. Le colonie di topi e ratti si stabiliscono in zone dimesse o a bassa attività umana. Il topo domestico riesce addirittura a vivere in pochi metri quadrati con quantità di cibo molto limitate.
A questo punto si tratta di comprendere la dinamica della popolazione con monitoraggi, non solo all’interno dell’area da trattare, ma anche nelle zone limitrofe in quanto queste potrebbero costituire un serbatoio per nuovi “arrivi”.
Il sopralluogo quindi deve partire dall’analisi delle zone esterne per poi proseguire nell’ambiente da proteggere. Lesame esterno mira a verificare la presenza di canali, fossati o altri corsi d’acqua in qualità di punti di attrazione per topi e ratti.
Allo stesso modo l’esistenza di discariche, fognature o zone verdi abbandonate e/o degradate possono rappresentare luoghi di ricovero per i roditori.
I rilievi eseguiti vengono riportati su planimetrie allo scopo di studiare i movimenti, mettere in evidenza la distribuzione dell’infestazione e individuare i punti dove applicare o intensificare la lotta.
Tutte queste conoscenze preliminari consentono la stesura di un piano strategico di intervento il cui obiettivo è la bonifica dell’ambiente con il più basso impatto ambientale possibile.
Organizzazione, pianificazione, tempi, metodi e mezzi rappresentano i punti nodali dell’intervento di derattizzazione che comunque deve essere continuamente monitorato onde verificarne l’efficacia.
La corretta metodologia di localizzazione delle esche in prossimità dei focolai di infestazione allo scopo di ottenere la maggior assunzione di principio attivo nel minor tempo possibile è un elemento vincente.
Le esche devono essere disposte in zone infestate o in zone riconosciute come “di passaggio”. In caso contrario si rischierebbe di creare nuovi percorsi che complicherebbero l’esito della derattizzazione e dei monitoraggi successivi.
La quantità di esca deve essere leggermente eccedente per non creare competizione alimentare tra i membri della popolazione. I punti esca devono essere prontamente ripristinati e, una volta raggiunto l’obiettivo, rimossi.
I principi attivi, altamente specifici e a bassissimo impatto ambientale, devono essere alternati per evitare fenomeni di assuefazione.
La lotta ed il controllo devono essere eseguiti durante tutto l’anno solare tenendo comunque presente che ratti e topi sono particolarmente prolifici in autunno ed in primavera.
Il personale che abitualmente alloggia o lavora nei locali oggetto della derattizzazione deve essere correttamente informato e motivato.
Il coinvolgimento del personale serve per scongiurare atti e comportamenti che potrebbero vanificare gli interventi di disinfestazione (scarsa igiene, trascuratezza nella pulizia dei mezzi di produzione, abbandono di materiali di scarto e/o di rifiuto, etc.).
L’intervento di derattizzazione deve essere necessariamente accompagnato da opere di prevenzione e profilassi in modo da porre le basi per impedire successive reinfestazioni.
La pianificazione degli interventi di derattizzazione
L’intervento di derattizzazione deve essere commisurato alle caratteristiche bio-etologiche dell’infestante, deve esaminare gli aspetti ambientali e tenere conto degli aspetti economico-aziendali affinché i risultati siano conformi alle aspettative. Il pericolo dell’insorgere di fenomeni di resistenza e l’impossibilità di adottare una lotta a calendario rendono obbligatorio un continuo aggiornamento su prodotti, tecnologie e metodi di applicazione nonché l’adozione di tecniche di lotta integrata per la profilassi, la prevenzione e il mantenimento della sanità dei locali.
A priori non è possibile indicare la durata di un piano completo di derattizzazione; è certo che non è possibile risolvere il problema con un unico o con pochi e sporadici interventi.
E anche quando l’intervento di bonifica iniziale sortisce effetti confortanti, i risultati potranno essere considerati pienamente soddisfacenti solo se verranno confermati da controlli periodici che evidenziano il mantenimento dell’infestazione al di sotto della soglia critica.
Nella pianificazione degli interventi si devono considerare numerose variabili che possono influenzare il risultato finale.
Tra le varianti più importanti bisogna considerare che spesso ratti e topi marcano trappole e esche per segnalarle ai propri simili rendendo di fatto nullo l’intervento di disinfestazione.
Inoltre, anche se i dati sono molto contrastanti, si è visto che anche tra i roditori è possibile la comparsa di fenomeni di resistenza a rodenticidi utilizzati con continuità nello stesso ambiente.
Il principio della lotta a calendario è assolutamente impraticabile in quando le epoche d’intervento variano di anno in anno: impostare correttamente la lotta vuol dire tenere conto delle esche consumate, delle preferenze alimentari della colonia nonché della prolificità della popolazione.
La fase di mantenimento, indispensabile se si vuole tenere sotto controllo la popolazione di topi e ratti, deve essere accompagnata dalla massima igiene dei locali, dalla corretta gestione dei rifiuti e dalla consapevolezza che i roditori sono pronti a rioccupare i locali qualora la vigilanza venga meno.
La popolazione di topi e ratti non viene mai di fatto azzerata poichè di fatto non è possibile raggiungere tutte le nicchie in cui l’infestazione ha inizio o si conserva.
Ecco perchè è necessario un continuo aggiornamento sui prodotti, sulle tecnologie e sui metodi di applicazione. Queste problematiche tecnico-operative devono coinvolgere anche il personale che deve partecipare alle strategie messe in atto per contenere l’infestazione.
D’altro canto non devono essere trascurate le problematiche ambientali. La derattizzazione viene eseguita spesso in ambienti fortemente antropizzati ma gli addetti al lavoro non devono essere minimamente disturbati dalle opere di bonifica.
Il tecnico-disinfestatore per utilizzare i prodotti deve essere provvisto dei dispositivi di protezione personale sanciti dal Decreto legislativo n. 81/2008, come modificato dal Decreto Correttivo D. Lgs 106/2009. D’altro canto l’utenza deve essere messa nella condizione di non interferire con l’intervento di disinfestazione.
Ciò si realizzafondamentalmente rendendo inaccessibili i prodotti al personale non autorizzato (ma anche agli animali non target) ed eseguendo gli interventi in orari in cui il personale non è presente. A ciò inoltre si aggiungono prevedibili problematiche economiche. A volte budget contenuti non consentono di garantire un intervento globale a 360°.
Altre volte problemi logistici comportano il divieto di trattare in alcune zone compromettendo in tal modo la buona e completa riuscita dell’intervento. Infine vi possono essere anche problemi temporali per cui l’intervento non si può protrarre oltre un certo intervallo di tempo.
Tutte queste problematiche non possono essere risolte a priori a tavolino ma richiedono un esame più approfondito della questione e l’adattamento delle strategie alla situazione in esame.
È in questi contesti che deve emergere la professionalità del servizioche si manifesta nella sua duttilità e nella sua dinamicità tecnica. Il servizio di derattizzazione, oltre che essere conforme alle norme di riferimento, deve coordinarsi con le problematiche aziendali dell’utente e garantire un’adeguata capacità tecnico-organizzativa in grado di dimostrare l’efficacia e la conformità di quanto viene realizzato.
Quanto più il protocollo di lavoro terrà conto dei principi di lotta integrata, comprenderà servizi complementari di profilassi e prevenzione, sarà caratterizzato da tempestività d’azione in relazione a eventi straordinari che potrebbero verificarsi, tanto più efficaci risulteranno gli interventi e necessiteranno di minori ripetizioni, salvo restando la necessità del continuo monitoraggio.
Aspetti ecologici del controllo di topi e ratti
La derattizzazione eseguita con prodotti chimici deve essere eseguita nel pieno rispetto ambientale. Per tale motivo i biocidi utilizzati sono composti valutati e autorizzati in merito al rischio sanitario e ambientale. L’impatto ecologico e il pericolo per l’uomo e gli altri animali non-target deve essere nullo.
La derattizzazione è un intervento che può essere eseguito utilizzando mezzi chimici meglio conosciuti come biocidi.
I biocidi comprendono un’ampia gamma di prodotti utilizzati per la conservazione di beni e materiali ma anche per scopi di sanità pubblica e privata. Una volta chiamati presidi medico-chirurgici, comprendono disinfettanti, repellenti, insetticidi, acaricidi e quindi anche i prodotti utilizzati per il controllo di roditori quali topicidi e ratticidi ad uso domestico e civile.
Benché l’uso dei biocidi sia finalizzato a garantire il benessere dell’uomo, le sostanze chimiche in essi contenute possono presentare effetti dannosi per l’ambiente e la salute umana.
In particolare, le sostanze attive contenute nei biocidi potrebbero danneggiare altri organismi presenti nell’ambiente e comportare fenomeni di accumulo nei comparti ambientali esposti (acque superficiali, acque sotterranee, suolo, aria).
Per questo motivo ogni biocida prima di essere autorizzato all’immissione in commercio deve essere sottoposto ad un’approfondita valutazione del rischio riguardante sia gli aspetti sanitari che gli aspetti ambientali.
La valutazione del rischio ambientale comprende l’esame delle modalità di distribuzione delle sostanze in essi contenute nei diversi comparti (acqua, suolo, aria e biomassa) e degli effetti nocivi che possono determinare sulle popolazioni animali e vegetali “non-bersaglio” (pesci, alghe, uccelli, organismi del suolo, insetti, ecc.).
In questo modo è possibile quantificare i livelli di rischio presentati da ciascun prodotto nelle condizioni di impiego previste e di porli a confronto con i livelli di rischio considerati “accettabili”, secondo quanto indicato nelle norme comunitarie e nazionali.
La valutazione del rischio ambientale tiene conto delle proprietà fisico-chimiche del prodotto, delle sue proprietà ecotossicologiche, delle quantità e modalità di impiego, della persistenza delle sostanze attive e della relativa capacità di diffusione nell’ambiente.
Quanto sopra descritto viene rigorosamente riportato nelle schede di sicurezza del prodotto e deve essere applicato nei processi di derattizzazione.
Il fatto che ratti e topi siano onnivori (o meglio detritivori) facilita il compito del tecnico disinfestatore nella scelta dell’esca appropriata da utilizzare.
Pur tuttavia la scelta del principio attivo più indicato nasce da una serie di osservazioni sul campo che implica la conoscenza della specie, l’entità numerica, le abitudini della colonia da combattere ma soprattutto l’ambiente in cui staziona e si muove la colonia.
Lo stesso dicasi per la scelta dei supporti inerti, degli adescanti o degli appetenti che devono essere attivi solo verso gli organismi bersaglio.
Un intervento di derattizzazione deve tenere conto dell’impatto ecologico del servizio e deve comprendere tutte quelle tecniche e metodiche che annullano il pericolo per l’uomo, gli altri animali e l’ambiente in generale.
La lotta integrata e complementare a topi e ratti
Il controllo di topi e ratti non richiede necessariamente un intervento chimico. La lotta integrata prevede metodi di difesa a impatto ambientale nullo: trappole multicattura, carte collanti atossiche, posizionamento di esche rodenticide in dispenser protetti e inaccessibili a uomini e animali non target. Ma topi e ratti sono “bombe ecologiche” che portano con sè pulci, pidocchi, acari, tutti vettori di pericolose malattie per l’uomo: per questo motivo la derattizzazione va accompagnata dalla disinfezione ambientale
Tutti i sistemi produttivi che coinvolgono in qualche misura gli alimenti rivolgono particolare attenzione alle procedure che devono mantenere alti i livelli di sicurezza e qualità.
Tutte queste procedure, che rientrano nelle metodiche HACCP, mettono in risalto l’igiene complessiva delle strutture che si realizza anche attraverso il controllo dei roditori.
Un valido ed efficiente programma di controllo non può prescindere dall’applicazione di tecniche all’avanguardia che non si limitano alla semplice difesa chimica ma coinvolgono tutta una serie di comportamenti che rendono più semplice ed efficace il controllo di topi e ratti.
Si parla in questo caso di “difesa integrata” che parte dalla conoscenza dell’etologia della specie oggetto dell’intervento e ha come obiettivo la razionalizzazione degli interventi che devono proteggere gli ambienti e le persone limitando quanto più possibile l’impiego di mezzi chimici o in alternativa orientandosi verso prodotti altamente selettivi e a minore tossicità ambientale.
Il progresso tecnologico mette oggi a disposizione attrezzature e sostanze a bassissimo impatto ambientale. Lo stesso monitoraggio delle infestazioni si avvale delle migliori conoscenze tecniche e scientifiche.
Le trappole multicattura sono un chiaro esempio di intervento a basso impatto ambientale in cui si sfrutta unicamente il comportamento del topo che abitualmente si muove rasente alle pareti e che nel fare ciò si infila inconsapevolmente in queste trappole.
Allo stesso modo devono essere considerate le carte collanti atossiche: si tratta di cartoncini grandi quanto una cartolina sul quale viene deposto uno strato adesivo che cattura topi e ratti che dovessero transitarci sopra. L’uso di queste trappole consente di identificare la tipologia di infestzione e le vie di accesso in un ambiente chiuso.
Il massimo risultato nella bonifica ambientale con il minimo costo ecologico viene conseguito solo coniugando questi aspetti con l’elevata professionalità e la buona conoscenza della biologia dell’organismo target.
I principi della lotta integrata prevedono l’utilizzo di biocidi specifici e di accorgimenti ecologici che impediscano inutili dispersioni nell’ambiente e consentano nel contempo di ottenere un elevato livello di protezione.
Per tale motivo le esche rodenticide vengono inserite in postazioni caratterizzate da un dispenserprotetto da un involucro in modo da renderlo inaccessibile a uomini e animali non target.
I punti d’esca possono essere molto ravvicinati (2-3 m) tra loro come nel caso di lotta al topo domestico a causa della scarsa propensione a esplorare vasti spazi. Nel caso invece di lotta al Rattus rattus o Rattus norvegicus, la disposizione a colonizzare vaste aree consente un maggiore distanziamento delle esche.
Nel caso in cui vengano impiegate in ambienti esterni o laddove l’umidità è elevata, le esche devono essere idrorepellenti.
Con una certa approssimazione è possibile valutare la buona riuscita dell’intervento verificando le dosi di esche non trattate asportate giornalmente.
Se ogni sopralluogo viene accompagnato inoltre dall’asportazione degli escrementi, la comparsa di nuovi depositi può essere utilizzata come indice della popolazione presente.
Ogni punto di distribuzione viene contrassegnato da un cartellino che riporta: nome della ditta che esegue il servizio, numero della postazione, principio attivo utilizzato e relativo antidoto al veleno.
Per identificare la presenza di individui ancora attivi e scovare tane e camminamenti si usano le polveri traccianti atossiche sulle quali rimangono ben visibili le impronte dei roditori di passaggio.
I rodenticidi devono avere una elevata sicurezza di impiego sia nei riguardi degli operatori che di altre persone o animali domestici.
L’estrema eterogeneità di prodotti disponibili (tutti comunque autorizzati dal Ministero della Salute e di bassa potenziale tossicità), ne permette il loro utilizzo in diverse combinazioni adattabili alle differenti situazioni anche in considerazione delle elevate doti di scaltrezza, prolificità e adattabilità mostrata da topi e ratti per la lotta per la sopravvivenza.
Infine non è da trascurare il fatto che ratti e topi sono delle vere e proprie “bombe ecologiche” in quanto sul loro corpo e al loro interno trasportano una enorme quantità di microrganismi e di ectoparassiti.
Pulci, pidocchi e acari sono inseparabili compagni di viaggio di topi e ratti e possono essere vettori di pericolose malattie per l’uomo come la peste bubbonica (ormai fortunatamente solo un ricordo), la leptospirosi, la salmonellosi e le rickettsiosi.
L’aspetto igienico-sanitario di un ambiente viene pertanto compromesso non solo dalla presenza di topi e ratti ma anche dalla possibile comparsa di malattie veicolate dagli stessi e che possono colpire l’uomo e gli animali domestici.
Per questo motivo negli ambienti particolarmente affollati come ospedali, scuole, edifici pubblici, non è escluso che il trattamento di derattizzazione debba essere accompagnato da operazioni complementari di disinfezione ambientale.
La trasmissione da roditore a uomo può avvenire tramite punture di pulci o pidocchi, per contatto diretto con sangue e urine o per ingestione di acqua o alimenti infetti.
Tra le malattie attualmente più pericolose si segnala la leptospirosi provocata dall’agente patogeno Leptospira icterohaemorrhagiae che provoca febbre, vomito, diarrea e mal di testa e che si trasmette all’uomo per contatto diretto di sangue e urine.
Le infestazioni di topi e ratti nelle aree urbane
L’intensa urbanizzazione e il miglioramento del tenore di vita può avere anche risvolti negativi. Uno di questi è sicuramente la creazione di zone (come le discariche) a forte attrazione di topi e ratti che, trovando cumuli di rifiuti e avanzi, proliferano. Topi e ratti sono anche vettori di malattie infettive e spesso danneggiano le infrastrutture. Motivazioni di ordine sanitario ed economico rendono indispensabile il monitoraggio ed il controllo dei roditori in ambito cittadino.
Ratti e topi possono essere considerati alla stregua diindicatori biologici della civiltà industriale e dell’odierna civiltà dei consumi.
La presenza sempre più radicata dei topi e dei ratti in città è un fenomeno che si accompagna all’urbanizzazione.
La creazione e la concentrazione di zone industriali nelle aree periferiche di una città, a volte a stretto contatto con superfici abbandonate o dismesse, la presenza di aree di degrado, la realizzazione di discariche a volte anche non autorizzate, le zone occupate da macerie, gli incolti abbandonati, sono situazioni di richiamo per ratti e topi che trovano in questi territori, ambiti particolarmente vantaggiosi per la loro proliferazione.
Il progressivo miglioramento delle condizioni di vita ha comportato un aumento dei consumi ma anche ad un aumento dei rifiuti e degli sprechi che vanno ad incrementare le discariche.
La merce diventa più facilmente spazzatura creando seri problemi di gestione ma soprattutto di smaltimento.
Le stesse discariche comunali autorizzate non sempre riescono a liberarsi dei rifiuti con lo stesso ritmo con il quale vengono acquisiti comportando accumuli sempre più rilevanti.
In questo contesto, in cui l’alloggio è garantito, il vitto è presente in abbondanza e mancano completamente nemici e/o competitori (predatori naturali come i rapaci), ratti e topi trovano un habitat ideale per l’insediamento ed il successivo sviluppo generando problemi di ordine sanitario ed economico.
Topi e ratti inoltre sono notoriamente vettori di numerose malattie virali, batteriche, micotiche e di ectoparassiti che a loro volta trasportano malattie che possono essere trasmesse all’uomo e agli animali domestici.
Circa i danni economici si devono considerare non solo i danneggiamenti strutturali alle infrastrutture, alle tubature, ai cavi elettrici ma anche alla possibilità di danneggiare le coltivazioni, le derrate alimentari immagazzinate nonché gli allevamenti.
Quando poi queste realtà agro-alimentari sono dislocate nelle immediate vicinanze dei centri urbani, è facile che l’infestazione migri verso altri centri di attrazione dove rifiuti e spazzatura si concentrano e sono presenti sempre in abbondanza.
Bibliografia:
Suss L., Pezzato G. – Prevenzione delle infestazioni nelle industrie alimentari – Chiriotti Editore, 2002
Galli A., Bertoldi A.– Igiene degli alimenti e HACCP – EPC libri, 2004
Montanari M., Ruschioni E., Trematerra P – Sugli infestanti e sulle infestazioni – Gangemi Editore, 2008
Puccini V., Tarsitano E. – Parassitologia urbana – Edagricole, 2003
Capizzi D. – Santini L. – I roditori italiani – Antonio Delfino Editore, 2007
Casadei B., Dalla Pozza GL. – Ambiente urbano e lotte antiparassitarie – Maggioli editore, 1989