Una pennellata velenosa non basta


I trattamenti curativi del legno fatti con gl’insetticidi, potrebbero non garantire la disinfestazione di un manufatto strutturale; soprattutto se rivolti a insetti xilofagi le cui larve scavano il legno anche in profondità.
Le energiche larve dei capricorni, ad esempio, s’incuneano nel legno alla ricerca dei principi nutritivi e, cibandosi principalmente di alburno, nei legni ricavati da essenze arboree con alburno non differenziato, potrebbero esplorare anche gli orizzonti più profondi, riducendo – dopo molto tempo e con l’aiuto di particolari condizioni ambientali e dei funghi degradatori – la resistenza di travi e travetti.
La spiegazione dell’incertezza dell’effetto di un trattamento chimico curativo, va ricercata: nella complessa anatomia del legno; nelle caratteristiche chimico fisiche delle sostanze attive impiegate; nella rilevante profondità della penetrazione delle larve; nei ricorrenti difetti tecnologici del legno e, a volte, nelle alterazioni dovute a cause non biologiche.

La struttura spaziale del tessuto legnoso è complessa, si rifletta sul fatto che da un grammo di legno, portando su un piano orizzontale ogni microscopica superficie libera, si potrebbe ottenere un’area di alcuni metri quadrati. A causa di una natura così articolata l’insetticida non può garantire una saturazione degli strati profondi del legno, anche per via di alcune caratteristiche chimico fisiche delle sostanze attive impiegate – quasi sempre la Permetrina -, in particolare per la loro ridotta tensione di vapore.
Un manufatto di legno potrebbe essere trattato pennellando, irrorando o spruzzando una miscela biocida; in una trave otterremmo al massimo una penetrazione di 3 mm nel legno dei prospetti delle facciate e, per via della superiore porosità fino a 6 mm nelle testate: sono quote insufficienti a garantire la morte delle larve più profonde.

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La difficoltà di permeare il legno accresce nei fatti per via delle naturali alterazioni tecnologiche, sempre presenti nei manufatti strutturali di legno. Sono modificazioni causate da: differenti ritiri del legno in senso radiale e tangenziale (anisotropia), possibili deviazioni della fibratura, fessurazioni, presenza di nodi non aderenti, cipollature … Anche la tessitura, la fibratura e la densità della matrice  influenzano la penetrazione dell’insetticida che è inferiore nei legni con più elevata densità.
La penetrazione del biocida è condizionata anche dallo stato di conservazione del legno strutturale, in particolare dalla sua umidità. Il legno è un materiale igroscopico e a causa della forte affinità con l’acqua si comporta come una spugna. Un legno molto umido non si lascia permeare con facilità. Alludo agli elevati tenori di umidità che ricorrono in travi nuove, a causa di un flusso di produzione non conforme alle norme, e alle circostanze che si rinvengono nelle stanze e nei sedimi di vecchi casali prima delle ristrutturazioni.

Gli stessi prodotti chimici se applicati con metodo diligente sulle superfici di una trave o di un travetto, svolgono un’efficace azione preventiva, fornendo una barriera protettiva verso nuove infestazioni. Accenniamo al fatto che la pennellatura superficiale di sostanze attive potrebbe essere indicata anche in fase curativa, ma solo nel caso di un’infestazione di tarli molto superficiale o agli esordi: le larve neonate affrancandosi dall’uovo, per istinto si dirigono verso il legno, in questo caso incontrerebbero una funzionale barriera biocida.

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Il trattamento antitarlo fatto al momento della fornitura delle travi, è da molti male interpretato. Quando si pensa ai tarli, il pensiero rievoca i piccoli fori straripanti di rosume osservabili sui mobili; è per questo che si ritiene sufficiente pennellare la superficie di un manufatto. Non si pensa che esistono altre specie d’insetti xilofagi, con larve che vivono incuneate per alcuni anni in profondità nel legno. Sono insetti che nell’ecosistema della foresta svolgono un ruolo indispensabile, collaborando alla degradazione della sostanza organica. Alcuni tronchi ottenuti da alberi deperenti o morti in piedi potrebbero contenere decine di larve: le travi ricavate da questa materia prima, a causa dei ridotti sintomi potrebbero essere messe in opera; i casi sono molto frequenti.

Le controversie successive alla scoperta dei tarli, tirano in ballo il fornitore del legno strutturale. Capita di sentir dire che sul legno erano state stese alcune mani di antitarlo, e sostenere con passione l’impossibilità che le larve potessero sopravvivere ad un trattamento così ben eseguito. L’affermazione di solito è accompagnata da schede tecniche e di sicurezza di validissimi antitarlo. In realtà quel buon prodotto non sarebbe mai potuto penetrare fino ad uccidere le larve, annidate in gallerie profonde, articolate e zeppe di rosume.
Nella vivacità dialettica del confronto, sostenere l’infallibilità del trattamento chimico antitarlo, portando a sostegno della tesi anche l’impeccabilità della stesura del preparato sulla superficie del legno, rischia di essere il classico colpo di zappa dato sui propri piedi. Infatti, una robusta barriera biocida ha un comprovato effetto preventivo: essa stessa è prova che i tarli non sarebbero potuti penetrare dopo il montaggio dell’organismo ligneo, almeno per alcuni mesi dopo il trattamento.

© Graziano POLI

 

Eurogreen adotta protocolli che prevedono l’utilizzo di moderne tecnologie a basso impatto ambientale; garantisce l’eliminazione degli xilofagi, l’integrità strutturale e funzionale del legno trattato.

Aree geografiche di intervento

Effettuiamo trattamenti antitarlo nelle seguenti regioni:
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