Blatte o scarafaggi – Scheda comparativa biologia
Dati bio-etologici
Ne sono stati trovati reperti fossili che risalgono a oltre 300 milioni di anni fa, il che testimonia della loro resistenza durante l’evoluzione terrestre.
Le blatte sono insetti relativamente larghi e bassi, con zampe larghe che consentono loro di correre molto velocemente; hanno un corpo piatto che permette loro di entrare in crepe e fessure molto strette. Hanno un apparato dentale masticatore tale che possono cibarsi dei materiali più vari.
Vivono in maniera gregaria e sono generalmente attivi nelle ore notturne. Alcune specie hanno le zampe fornite di ventose e possono arrampicarsi su superfici verticali perfettamente lisce e sui soffitti (Blattella germanica).
Se ne conoscono 3500 specie, di cui 400 presenti anche in Italia, ma quelle dannose per l’uomo sono pochissime:
- lo scarafaggio comune (Blatta orientalis), che vive in ambienti freschi
- la blatta grigia (Blattella germanica), che si trova in ambienti caldi e umidi
- il grande scarafaggio americano (Periplaneta americana), che dimora sia in ambienti umidi, sia caldi sia freschi.
Scheda comparativa biologia blatte
BLATTA ORIENTALE (Blatta orientalis) |
BLATTELLA GERMANICA (Blattella germanica) |
BLATTA AMERICANA (Periplaneta americana) |
|
---|---|---|---|
Uova | Ooteca marrone scuro, asimmetrica, lunga circa 0,9 cm, non incollata al suolo. Nell’ooteca ci sono 16 uova. Ogni femmina depone in media 8 ooteche, in un posto tranquillo vicino al cibo. | Ooteca marrone brillante, lunga circa 0,6 cm, esternamente presenta 16 divisioni. Nell’ooteca ci sono in media 30 – 40 uova. Viene deposta normalmente in crepe poco prima della schiusa. Ogni femmina ne depone circa 6 nell’arco di un anno. | Ooteca marrone scuro, simmetrica, modellata, lunga circa 0,8 cm. Ogni ooteca contiene 16 uova. Normalmente viene prodotta un’ooteca alla settimana, che viene poi incollata su una superficie nascosta. In tutto il numero delle ooteche va da 15 a 90. |
Stadio di uovo | Da 37 a 81 giorni | Da 14 a 35 giorni. | Da 29 a 58 giorni. |
Stadio di ninfa | Dalle 24 alle 140 settimane. | 7 stadi ninfali, per un periodo totale che va dalle 6 alle 31 settimane. | 9 – 13 stadi ninfali per un periodo che va dalle 22 alle 139 settimane. |
Vita d’adulto (femmina) |
Dalle 5 alle 26 settimane. | Dalle 20 alle 30 settimane. | Dalle 15 alle 84 settimane. |
Discendenti in 1 anno | Circa 200 | 10.000 in due generazioni | circa 800 |
Temperature ottimali | Tra i 20 – 29°C | Tra i 29,5 – 35°C | Tra i 29,5 – 35°C |
Luoghi d’incontro | Scantinati umidi, cantine, autorimesse interrate, tra le doppie pareti. | Abitazioni umide, dietro o vicino a lavatrici, lavastoviglie, lavandini. | Piani interrati, contenitori di rifiuti vegetali, tunnel,cunicoli, navi ed aree portuali. |
Ciclo vitale |
Segni per riconoscerli
Rifuggono la luce: vederli di giorno significa che è in atto una notevole infestazione.
Le ghiandole che si trovano sul loro addome secernono un liquido nauseabondo percepibile anche dall’uomo.
Per riconoscerli può essere d’aiuto la scheda comparativa riconoscimento blatte o scarafaggi.
La lotta
La conoscenza del loro ciclo biologico, che varia a seconda della specie, è fondamentale per impostare un corretto programma di disinfestazione. È importante sapere che per tutte le specie i cicli si accavallano durante l’anno e che nello stesso periodo possiamo trovare adulti, neanidi (individui adulti ma senza ali) e ninfe (con abbozzi alari) di ogni età e le ooteche, cioè gli involucri che racchiudono le uova.
Per una deblattizzazione corretta Eurogreen distingue tre fasi:
- le operazioni preliminari
- l’intervento di lotta vera e propria
- il monitoraggio e il mantenimento
Le operazioni preliminari
1. Si effettua una accurata ispezione ai locali da trattare per determinare il tipo e l’entità dell’infestazione, i nascondigli e le sorgenti di cibo delle blatte, e identificare le possibili cause di propagazione dell’infestazione.
2. Monitoraggio delle specie presenti: si distribuiscono trappole collanti per catturare e individuare i tipi di blatte presenti e il loro numero approssimativo.
3. Si definisce il perimetro dell’area di intervento, in modo da evitare pericolose fughe in zone adiacenti, che diverrebbero vere e proprie “zone rifugio”.
L’intervento di lotta vera e propria
1. Si trattano le superfici, controsoffitti e doppie pareti, scantinati, magazzini, fogne, discariche ove le blatte si spostano, facendo attenzione a non contaminare cibi o qualsiasi altra cosa.
2. Si prosegue con un trattamento specifico all’interno dei rifugi delle blatte (crepe e fessure).
Il monitoraggio e il mantenimento
Per mantenere sotto controllo la popolazione delle blatte dopo il trattamento Eurogreen suggerisce alcune norme igienico-sanitarie e comportamentali:
- procedere a una accurata pulizia e mantenere i locali puliti ed asciutti,
- stivare merci su pallets e non a contatto diretto coi pavimento,
- controllare che le merci in entrata non presentino tracce evidenti di infestazione,
- limitare ogni possibile via d’accesso dall’esterno, stuccando o sigillando ogni crepa e fessura,
- mantenere i rifiuti sigillati in sacchi di polietilene e comunque allontanarli frequentemente.
Il costante monitoraggio degli ambienti trattati consentirà di intervenire subito in caso di eventuale reinfestazione.
Tempi di intervento
Eurogreen predispone un corretto calendario di deblatizzazioni che prevede interventi periodici studiati in funzione della specie, della gravità dell’infestazione e dei fattori ambientali che favoriscono lo sviluppo delle blatte, come temperatura, umidità, presenza di cibo e anfratti per gli insetti, e anche l’accensione e lo spegnimento degli impianti di riscaldamento. Si possono quindi eseguire da 4 a 13 trattamenti in un anno.
Eurogreen riserva una particolare attenzione alle strutture a rischio (ospedali, cucine, ristoranti, eccetera).
Danni
Oltre ai danni diretti, causati quando si cibano di alimenti umani, pelle, peli, carta, colla, eccetera, e a quelli indiretti, quando contaminano alimenti, stoviglie, confezioni e utensili, gli scarafaggi sono potenzialmente molto pericolosi perché in grado di diffondere microbi e organismi patogeni, con cui entrano in contatto vivendo e cibandosi in luoghi malsani come fogne, discariche, pattumiere, latrine, trasportandoli sul corpo, sulle zampe e sulle antenne e disseminandoli nell’ambiente attraverso deiezioni e rigurgiti.
In luoghi a rischio, come ospedali e comunità in genere, il potenziale biologico di infezioni e contagio è molto superiore e ben più pericoloso.
Ricordiamo infatti che oltre ai batteri responsabili di gastroenteriti (Escherichia coli) e salmonellosi (Salmonella spp.), gli scarafaggi sono vettori di Staphylococcus responsabili di ascessi, Pseudomonas che producono infezioni, Shigella, Proteus, Mycobacterium e addirittura Pasterella pestis (rilevata sugli insetti in un focolaio di peste ad Hong Kong), per un totale di ben 48 ceppi di batteri patogeni. Possono inoltre diffondere protozoi, nematodi e cestodi, pericolosi per l’uomo.